lunedì 2 aprile 2012

Piotta - Dieci anni dopo le meches e i capelli lunghi

Questa foto è per il thumbnail
che c'ho una dignità da difendere col coltello fra i denti
e la foto di me con le meches non aiuta


Ê colpa sua



Ossia: Spingo io la robba che nun je la fai a spigne te. P.I.D. Paul Piotta is dead



Nell'estate di dieci anni fa questo ragazzino mechato quasi quindicenne con quell'espressione da morto di sonno, decise di presentarsi in un negozio di dischi, munito delle sue sudate venticinquemila, e di fare il passo avanti. Che sai il Supercafone e La mossa del giaguaro le conoscevano tutti ai tempi, il singolo di Eurocontanti l'aveva pure comprato, il cavallo basso e la catena al portafogli erano un must, e il singolo La grande onda andava di brutto in radio e alla tele, e poi l'appeal di Piotta gli è sempre piaciuto, anche se ci avrebbe impiegato una decina di anni per capirlo. Acquista quindi La grande onda, l'album dell'estate del 2002 di Piotta (che ho purtroppamente omesso dal Summer Clash del 2002 più per dimenticanza che per altro, che sapete come funzionano 'ste cose).

Dieci anni dopo. Dopo le meches e di capelli lunghi, dopo l'espressione da debosciato scappato di casa, dopo La grande onda e le scuole superiori, dieci anni in cui Piotta l'hai cagato relativamente poco salvo un paio di pezzi tra cui il featuring con Caparezza, mentre me ne stavo pigramente a vagabondare per internet mi trovo davanti una news da mani nei capelli: Piotta pubblica un nuovo disco intitolato Odio gli indifferenti con un omonimo featuring con Pierpaolo Capovilla del Teatro degli orrori.
Momento di pausa.
Rileggo.
No non sbaglio. Cioè, il Supercafone con "l'abbronzante abbondante fra le mutande" che duetta con l'uomo che ha moltiplicato esponenzialmente le visite a questa pagina di Wikipedia? Ripercorro mentalmente il mio classificone dei featuring più improbabili e sulla carta questo va dritto dritto nella top 10!
Pochi giorni dopo su rockit pubblicano una "recensione" al pezzo, vista l'attenzione mediatica che aveva scaturito la notizia della presenza di Capovilla, che a quei "morti di figa" (cit.) degli utenti di rockit di Piotta frega il giusto. La "recensione" sega decisamente il pezzo, intitolando l'articolo con un lapidario "la canzone di Piotta con Capovilla è solo confusione" ignorando il resto del disco, compreso il singolo di lancio, e ammetto, quel debosciato quattordicenne coi capelli lunghi e le meches che è dentro di me un po' c'è rimasto male. Perché andiamo, quel pezzo era potenzialmente un mastodontico trait d'union fra il mio presente e quell'oscuro passato col pantalone largo che tento di tenere nascosto ai più.
Ma a quanto pare non sono l'unico che c'è rimasto male.
Il giorno dopo Piotta pubblica sul suo canale youtube questo video, e tutti i torti non ce li ha.
Il featuring che sulla carta era una roba di un'improbabilità infinita di Adamsiana memoria in fin dei conti funziona, suona pure bene, principalmente perché Piotta non è più quel Piotta ghepardato del '99 della Robba Coatta. Ma giusto il tempo di metabolizzare la cosa che esce il singolo di lancio del disco, un singolo che parla appunto del fatto che Piotta non è più quello che girava nelle cassette delle medie: Piotta è morto.

Mi da la lieta notizia Enrico Piazza (che mi segue sulla pagina facebook, quindi presumo anche sul blog e la cosa mi riempie di orgoglio), sempre sui lidi di rockit, ma stavolta si vede che l'articolo è stato scritto da uno che ne sa e capisce subito lo spirito di cui Piotta voleva impregnare il pezzo.
Una roba tongue in cheek con strizzatone d'occhio amarcord da standing ovation, si parte con la sigla di Batman per poi passare pochi secondi dopo, al primo verso della strofa, con una gomitata nelle costole ad Elvis "Want to party in the country jail, ma io a Regina Coeli non t'ho visto mai", il resto è un escalation citazionistica che passa da Caparezza ed Eminem e culmina con Trucebaldazzi (di cui abbiamo parlato qui, ma se veramente non lo conoscete e state leggendo questo blog vuol dire che ancora non ho capito come funziona internet), il pezzo fondamentalmente è un messaggio agli haters che gli dicono che non è tagliato per l'ambiente, che non è "del ghetto", tutto però condito con quel non prendersi troppo sul serio che ho sempre apprezzato di Piotta.

E nonostante il pezzo sia senza infamia né lode si fa ascoltare tranquillamente, e si fa pure riascoltare volentieri, e mi sono pure portato a casa una lezione di vita: per quanto possa provare a nasconderlo, dentro di me da qualche parte c'è ancora un piccolo debosciato morto di sonno di quattordici anni con le meches bionde che vuole dire la sua.

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